Il Diabete Mellito è un disordine del metabolismo degli zuccheri causato dall’assoluta e/o relativa assenza di insulina (che è un ormone prodotto da una ghiandola interna all’apparato digerente detta pancreas) e dalla insulino-resistenza che porta all’iperglicemia (aumento del glucosio circolante nel sangue).

Nei soggetti normali l’insulina viene prodotta dalle cellule beta del pancreas secondo due modalità: una secrezione basale (continua) e una secrezione indotta dal pasto. Entrambe le componenti sono regolate dai livelli di zucchero nel sangue che dipende dalla quantità di insulina rilasciata.

Il Diabete Mellito tipo 1 rappresenta un disordine raro caratterizzato dalla distruzione delle beta cellule del pancreas che conduce ad assoluta carenza di insulina. In tale contesto i pazienti per sopravvivere devono assumere l’insulina dall’esterno.Nella maggioranza dei casi la distruzione cellulare è causata da un movimento anticorpale rivolto a distruggere selettivamente le beta cellule, definito autoimmune. Esiste però anche una forma detta idiopatica, di cui non si conoscono le cause.

Il Diabete Mellito tipo 2 è caratterizzato da insulino-resistenza, associato a deficit della secrezione insulinica, in particolare questi pazienti perdono inizialmente la secrezione precoce dell’insulina in risposta al pasto. La maggior parte di questi pazienti è sovrappeso o francamente obesa. Tale forma di diabete può rimanere non diagnosticata per anni e presentare alla diagnosi già il danno d’organo. La patogenesi di tale patologia è complessa e ancora in parte sconosciuta: certamente concorrono a generarla sia fattori genetici che ambientali.

Dopo alcuni anni di malattia si assiste spesso alla comparsa di complicanze croniche rappresentate da una patologia dei piccoli e dei grossi vasi (microvascolare e macrovascolare). In particolare la patologia dei piccoli vasi interessa principalmente la retina, il rene e i nervi. Le complicanze macrovascolari interessano tutto l’albero vascolare compromettendo la funzionalità di vari organi a causa di precoci lesioni aterosclerotiche. Una evenienza molto frequente è la cataratta, data da una perdita irreversibile di trasparenza del cristallino. In pratica la luce passa con difficoltà attraverso una lente dell’occhio determinando fenomeni di abbagliamento e di peggioramento della visione.

Al giorno d’oggi la cataratta si può operare con un intervento che consente un rapido recupero. In ogni caso il diabete può rendere il decorso operatorio più complicato favorendo fenomeni infiammatori e rallentando i processi riparativi. Non è ancora chiaro se il diabete costituisca un fattore di rischio per il glaucoma primario ad angolo aperto, una condizione in cui la pressione dell’occhio risulta elevata, portando a danneggiare progressivamente ed irreversibilmente il nervo ottico.

Nei casi in cui è presente una forma di retinopatia diabetica proliferante si può complicare la situazione con una forma grave di glaucoma detta neovascolare. In questo caso i nuovi vasi retinici neoformati, tipici della malattia, si estendono oltre la retina fino alla parte anteriore dell’occhio occludendo le vie di deflusso del liquido che circola nell’occhio, con un conseguente aumento della pressione oculare.

A livello retinico possiamo avere una occlusione arteriosa (brusca chiusura di un’arteria) oppure delle trombosi venose (chiusura di una vena) che coinvolgono una parte o tutta la retina, comportando un danno paragonabile a quello della retinopatia diabetica.

Anche il nervo ottico può essere colpito da una otticopatia ischemica, una patologia accompagnata da importanti alterazioni visive che, almeno in parte, è legata a fattori circolatori. Anche i nervi che regolano i movimenti oculari possono essere interessati in modo transitorio o permanente dalla patologia diabetica con la comparsa di una diplopia (visione doppia di una immagine).

La Retinopatia Diabetica è una complicanza del diabete frequente che si manifesta a carico dell’ occhio.

1. Deformazioni, sfiancamenti chiamati microaneurismi.

2. Alterazioni della permeabilità, con fuoriuscita di piccole quantità di sangue (microemorragie) o di liquidi. I liquidi, analogamente a quanto succede a chi soffre di vene varicose alle gambe, comportano un gonfiore dei tessuti circostanti. In pratica si ha un ispessimento della retina chiamato edema e che comporta un difetto di funzionamento della stessa e che varia in funzione dell’entità dell’edema stesso, della sua localizzazione e della sua durata. A volte possono anche accumularsi degli essudati giallastri detti “duri” che sono un accumulo di sostanze grasse circolanti nel sangue. In genere l’edema coinvolge la fovea solo in un secondo momento ritardando una precoce terapia.

3. Altra evenienza è la possibilità che in alcuni capillari il sangue possa circolare male. Si creano delle piccole aree ischemiche in cui la retina subisce una specie di piccolo infarto. In questo caso possono comparire sulla retina aree biancastre dette “cotonose”.

4. Quando le zone ischemiche diventano numerose possono iniziare a produrre dei fattori di crescita per la proliferazione di nuovi vasi con lo scopo di portare il sangue alle zone ischemiche. Pur avendo il proposito di compensare lo scarso apporto di sangue, sono il preludio di importanti complicazioni.

5. Essendo fragili e crescendo velocemente, diventano causa di gravi emorragie nel corpo vitreo (emovitreo).

6. Queste sono evenienze gravi perché possono evolvere con la comparsa di membrane che contraendosi determinano il distacco di retina.

Quando sono presenti le prime tre possibilità si parla di retinopatia diabetica non proliferante che costituisce circa il 90% dei casi e che può diventare grave quando compare una maculopatia diabetica o una estesa ischemia.

La maculopatia è caratterizzata prevalentemente da edema della retina con progressiva perdita della capacità di vedere nitidamente i dettagli. Questa evenienza non comporta mai la cecità ma determina una difficoltà variabile a compiere numerose azioni della vita quotidiana quali la scrittura, la lettura, il riconoscimento dei volti, la guida, ecc. Quando la retinopatia diabetica diventa proliferante fanno la comparsa i neovasi che, come detto, possono far precipitare il quadro giungendo fino alla cecità completa.

Il diabete coinvolge solo la retina o altre parti dell’occhio?

Una evenienza molto frequente è la cataratta, data da una perdita irreversibile di trasparenza del cristallino. In pratica la luce passa con difficoltà attraverso una lente dell’occhio determinando fenomeni di abbagliamento e di peggioramento della visione.

Al giorno d’oggi la cataratta si può operare con un intervento che consente un rapido recupero. In ogni caso il diabete può rendere il decorso operatorio più complicato favorendo fenomeni infiammatori e rallentando i processi riparativi. Non è ancora chiaro se il diabete costituisca un fattore di rischio per il glaucoma primario ad angolo aperto, una condizione in cui la pressione dell’occhio risulta elevata, portando a danneggiare progressivamente ed irreversibilmente il nervo ottico. Nei casi in cui è presente una forma di retinopatia diabetica proliferante si può complicare la situazione con una forma grave di glaucoma detta neovascolare. In questo caso i nuovi vasi retinici neoformati, tipici della malattia, si estendono oltre la retina fino alla parte anteriore dell’occhio occludendo le vie di deflusso del liquido che circola nell’occhio, con un conseguente aumento della pressione oculare.

La terapia della retinopatia diabetica si basa principalmente sulla modificazione dello stile di vita attraverso una educazione alimentare e l’implementazione dell’esercizio fisico.

Quando tali presidi non sono in grado di compensare la malattia si ricorre alla terapia farmacologica consistente in farmaci che agiscono sia migliorando l’azione dell’insulina sia stimolando la secrezione pancreatica residua.

Si ricorre alla terapia insulinica solo nei casi in cui gli ipoglicemizzanti orali non sono in grado di mantenere un buon compenso glicemico e in quelli in cui si assiste ad un esaurimento del pancreas.

Il diabete tipo 2 ha un certo grado di familiarità, quindi bisogna prevedere la possibilità che i familiari di un paziente con diabete possano sviluppare la malattia con una probabilità maggiore rispetto a coloro che non hanno un familiare diabetico. Perciò è importante che i suoi familiari dopo una certa età controllino la glicemia a digiuno con prelievo venoso, almeno una volta l’anno.

Rimedi utili a combattere il diabete e le sue complicanze comprendono:

1. la dieta e lo stile di vita

2. la terapia farmacologica del diabete

La terapia delle complicanze, in particolare della Retinopatia Diabetica.

Si deve impostare un programma di educazione alimentare che, partendo dalle abitudini alimentari del paziente diabetico (raccolte attraverso un diario alimentare), sia in grado di modificare l’apporto quantitativo e qualitativo degli alimenti. E’ tuttavia di fondamentale importanza tenere presente che la riduzione di cibo deve essere accompagnata da una adeguata e regolare attività fisica.

E’ anche importante che non si riduca drasticamente l’assunzione di cibo, e ciò sia per non creare squilibri nutrizionali e del metabolismo che per non rischiare di riprendere il peso perso a causa della impossibilità di seguire la severa dieta impostata o per doverla abbandonare a causa dei disturbi che dalla restrizione inadeguata di cibo potrebbero subentrare.

E’ pertanto essenziale seguire un sano stile di vita e l’assunzione regolare e programmata di cibo, non solo durante la realizzazione del programma stesso, ma anche dopo che si sia perso peso e si siano raggiunti gli obbiettivi fissati. La terapia del diabete, laddove le abitudini alimentari e lo stile di vita non siano sufficienti a tenerlo controllato, prevede l’utilizzo di farmaci che hanno meccanismi di azione diversi.

I principali farmaci ipoglicemizzanti orali si dividono in due categorie: quelli che stimolano la secrezione dell’insulina, che vengono assunti prima dei pasti per permettere la copertura del picco post-prandiale, e quelli che migliorano la sensibilità insulinica, permettendo al glucosio di essere meglio assunto dalle cellule. Infine vi sono farmaci che agiscono a livello intestinale inibendo qui l’assorbimento del glucosio.